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Un paese che sarebbe da studiare meglio, soprattutto dal punto di vista italiano, viste le ricette e le soluzioni prospettate: mentre in Chile si chiede a gran voce che lo stato si occupi dei servizi, qui si dismettono e privatizzano

Le elezioni sono state una sconfitta sonora della Destra pinochettista, numeri di parlamentari sufficienti per fare cambiamenti significativi, pochissimi elettori, vista la scarsa suspence, ma anche per la sfiducia nella classe politica… e della Bachelet e del suo neoliberismo i cileni più radicali si ricordano bene, mentre il movimento degli universitari aveva animato il primo turno con la sua freschezza. Il dato relativo al distacco può essere preoccupante vista la storia del Cile e Pinera ha ancora tempo fino a marzo per minare i gangli del paese prima che Bachelet assuma il suo ruolo.

I punti del programma della nuova presidenta sono 50, ma già quelli che vorrebbero cambiare la Costituzione non avranno corso perché ci vorrebbe una maggioranza dei 3/4 dei voti. In primis ci saranno da affrontare i sistemi pensionistici fondati sui fondi reinvestiti in borsa (uno dei meccanismi che reggono il sistema economico ultraliberista, con tutti i rischi che comporta per i pensionati), il comparto dell’istruzione (che ha scatenato la rivolta degli studenti negli ultimi anni e di cui avevamo già parlato un mese fa), la sanità… riforme socialdemocratiche per un paese che, pur essendo la tigre del Sudamerica con la sua crescita attestata al 5%, rimane un paese del terzo mondo per la sua economia basata sulla esportazione delle materie prime, anche se i poveri sono scesi al 15%.

Un altro aspetto è quello dell’approccio alla preservazione dell’ambiente, su cui nel passato mandato Bachelet dovette recedere di fronte ala mobilitazione dei cittadini… stavolta si è presentata con una piattaforma di sinistra, ma non è detto che poi non si sposti su posizioni più retrive. Per esempio i Mapuche sono acerrimi nemici della presidenta.

2013.12.19-amedeo_chile

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