Dopo l’uccisione di Hassan Nasrallah, Israele prepara un attacco di terra nel sud del Libano, mentre colpisce lo Yemen con il sostegno logistico degli americani. La decapitazione della leadership militare di Hezbollah ha indebolito la milizia scita, anche se non ha realmente intaccato il suo arsenale, e ha posto l’Iran di fronte al dilemma se accettare la provocazione sionista, impegnandosi in uno scontro frontale che vedrebbe coinvolti anche gli Stati Uniti, o temporeggiare, perdendo credibilità ma nella consapevolezza che il regime non è nelle condizione di affrontare una guerra aperta con Israele. Ne parliamo con Bassam Saleh, attivista palestinese, di ritorno dal Libano, dove è stato a Sabra e Chatila per ricordare la strage di 42 anni fa ad opera dei falangisti e degli israeliani.

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